Data pubblicazione: 07/12/2018
Ultimo aggiornamento: 09/03/2022
La diastasi addominale consiste nella separazione eccessiva, in linea longitudinale, delle due parti che costituiscono il muscolo retto addominale creando un danno al tessuto connettivo (linea alba) che in condizioni fisiologiche le mantiene vicine. In questa condizione è riconoscibile un vero e proprio “buco” sulla linea alba.
La diastasi addominale consiste nella separazione eccessiva, in linea longitudinale, delle due parti che costituiscono il muscolo retto addominale creando un danno al tessuto connettivo (linea alba) che in condizioni fisiologiche le mantiene vicine. In questa condizione è riconoscibile un vero e proprio “buco” sulla linea alba.
Nelle donne in gravidanza, la causa di diastasi addominale è l’eccessivo stiramento della parete addominale provocato dalla pressione interna esercitata dall’utero in accrescimento.
Tra i possibili fattori di rischio si identifica:
La diastasi addominale è un problema clinico comune e significativo (studi scientifici indicano una prevalenza di circa il 30% delle donne nella fase post parto). Questa condizione non identifica solo un problema estetico, che causa disagio mentale, ma anche e soprattutto un problema funzionale.
In presenza di diastasi addominale, a causa dell’indebolimento della parete addominale, si può assistere alla formazione di ernie epigastriche e ombelicali, alla disfunzione della muscolatura del pavimento pelvico (incontinenza, prolasso, …) e al dolore lombo-pelvico.
La line alba durante la gravidanza tende a sfilacciarsi perdendo inevitabilmente elasticità. Viene così a crearsi una sorta di rigonfiamento longitudinale dovuto alla pressione esercitata dall’utero. All’inizio della gravidanza questo rigonfiamento è poco visibile mentre tende ad aumentare durante gli ultimi mesi della gestazione.
La diagnosi medica di diastasi addominale si effettua mediante un esame obiettivo e un esame ecografico. Si parla di diastasi addominale quando la distanza tra le due parti che costituiscono il retto addominale è di almeno 2,7 centimetri.
Di norma, si assiste ad una risoluzione spontanea entro le prime 8 settimane che seguono il parto; l’elasticità e la densità dei tessuti riprenderanno i valori iniziali e anche la profondità del buco e le sue dimensioni tenderanno a diminuire. Se questa condizione perdura, è probabile che si sia in presenza di una diastasi addominale post parto.
Esistono diastasi addominali di diversa entità e gravità. La maggior parte dei casi può migliorare con il trattamento conservativo fisioterapico, considerato dalla comunità scientifica unico metodo di trattamento che può potenzialmente determinare una diminuzione della diastasi addominale.
L'intervento chirurgico è il trattamento elettivo solo nei casi severi di diastasi addominale e in caso di un fallimento del trattamento conservativo. Si tratta di un'addominoplastica, cioè un intervento di ricostruzione della parete addominale con lo scopo di diminuire al massimo la distanza tra le due fasce muscolari del retto addominale.
Nel caso di addominoplastica, la fisioterapia svolge comunque un ruolo fondamentale sia prima che dopo l'intervento chirurgico. In fase pre-operatoria aiuta la muscolatura a raggiungere le migliori condizioni possibili e in fase post-operatoria facilita il recupero dei tessuti e lavora in prevenzione di un’eventuale futura diastasi addominale. È quindi di fondamentale importanza evitare il fai-da-te e rivolgersi ad un fisioterapista esperto.
Questo saprà valutare la situazione, programmare un trattamento specifico adatto alle necessità della singola persona e indicare quali comportamenti evitare per non aumentare la separazione delle due parti che compongono il muscolo retto addominale.
Numerosi studi scientifici confermano l’influenza positiva degli esercizi sulla riduzione della diastasi addominale. Un programma efficace prevede esercizi specifici che vanno a rinforzare il muscolo trasverso dell’addome (muscolo profondo della parete addominale), un allenamento posturale mirato, un’educazione appropriata su tecniche di sollevamento di carichi e una riabilitazione adeguata della muscolatura del pavimento pelvico.
La letteratura scientifica consiglia di evitare esercizi che causano il rigonfiamento della parete addominale, esercizi che coinvolgono i muscoli obliqui dell’addome (rotazione del busto), sollevare oggetti pesanti senza apportare la tecnica corretta. Particolare attenzione va posta su attacchi di tosse violenta.
In questo caso sarà necessario apporre un supporto addominale: è consigliabile porre le mani sull’addome comprimendo verso il centro in modo tale da “mantenere unite” le due fasce del muscolo retto addominale per evitare che la diastasi possa peggiorare.
Durante la gravidanza, sotto il controllo di un fisioterapista esperto, è possibile eseguire una moderata attività fisica senza sforzi eccessivi e con esercizi specifici che attivano e rinforzano la parete addominale (soprattutto il muscolo trasverso dell’addome) e i muscoli del pavimento pelvico. Questo programma potrebbe diminuire il rischio di una comparsa della diastasi addominale.
Donna, 38 anni, impiegata: diastasi addominale post parto e incontinenza urinaria post parto.
La diagnosi medica ha confermato la presenza di diastasi addominale, raccomandando un percorso non chirurgico.
Obiettivi:
È stato impostato un programma riabilitativo volto principalmente al rinforzo dei muscoli del pavimento pelvico e del trasverso dell’addome. Il fisioterapista ha effettuato una valutazione ecografica dell’eco-struttura del muscolo trasverso dell’addome e delle due parti che compongono il muscolo retto dell’addome.
Inoltre è stata fatta una valutazione funzionale, sempre con l’uso dell’ecografo, dell’attivazione di questi due muscoli durante alcuni esercizi a lettino.
Successivamente è stato impostato un programma di allenamento e mantenimento (sedute da 60 minuti con frequenza bisettimanale). Per verificare i progressi, ad ogni seduta fisioterapica sono state effettuate le misurazioni della diastasi in tre punti diversi dell’addome:
Risultati A circa due mesi dalla presa in carico della paziente si è osservata una riduzione importante della diastasi addominale confermata dalle misurazioni rilevate e dalla documentazione fotografica in basso (tempo 0: presa in carico della paziente; tempo 1: a un mese dall’inizio del trattamento; tempo 2: a due mesi dall’inizio del trattamento). Inoltre si è constatata la risoluzione completa dell’incontinenza urinaria.